Eroi by Stephen Fry

Eroi by Stephen Fry

autore:Stephen Fry
Format: epub
pubblicato: 2019-11-25T16:00:00+00:00


La morte magica di Pelia

Giasone si inginocchiò davanti a Pelia e gli srotolò davanti il Vello d’oro.

Il trionfale ritorno di Giasone e del suo equipaggio, con il Vello d’oro, era l’ultima cosa che Pelia aveva creduto e sperato avvenisse. Gli uomini malvagi che spediscono gli eroi in missioni difficili credono sempre di mandarli incontro a morte sicura. Gli uomini malvagi non imparano mai, perché non nutrono alcun interesse per miti, leggende e storie. Se leggessero le vicende mitologiche, apprenderebbero da esse e trionferebbero, per cui dobbiamo essere lieti della loro ignoranza e ottusità.

«Mi scuso per il lungo tempo impiegato» esordì Giasone, «ma la Colchide è lontana e abbiamo incontrato alcuni ostacoli lungo la via».

Sotto gli occhi incuriositi della corte, Pelia fece del suo meglio per apparire contento.

«Accetto questo Vello. Ha tutta l’aria di essere autentico. Ora andate pure».

Si ritirarono. Fu subito chiaro che Pelia non aveva alcuna intenzione di rinunciare al trono. Inoltre, Giasone scoprì che suo padre Esone e sua madre Alcimede erano morti. Qualcuno affermava che assieme a Promaco, suo fratello minore, i genitori fossero stati giustiziati da Pelia; qualcun altro invece sosteneva che Esone, sconvolto, avesse avvelenato la moglie e il figlio e si fosse buttato sopra la propria spada quando Pelia gli aveva detto che l’Argo era affondata e l’intero equipaggio era affogato.

«Che sia vera l’una o l’altra cosa, Pelia è responsabile della loro morte» disse con rabbia Giasone.

«Lascia che ci pensi io, amore» intervenne Medea. «Pelia è tuo zio e non va bene che ti vedano ucciderlo. Sai quante storie fanno gli dei e i mortali quando si uccide qualcuno del proprio sangue».

Medea si fece amica delle nove figlie di Pelia, le PELIADI:196 ALCESTI,197 ALCIMEDE,198 ANTINOE, ASTEROPEA, EVADNE, IPPOTOE, PELIA, PELOPIA e PISIDICE.

«Che peccato che vostro padre diventi vecchio» disse loro. «Mio padre, Eete, ha vent’anni più di Pelia, ma sembra così giovane e si comporta così da giovane che sembra suo nipote».

«Come mai?» domandarono le sorelle.

«Immagino abbiate sentito parlare dei miei poteri» rispose Medea.

«Dicono che sei una strega» osservò Pelopia.

«Oh, che parola terribile! Preferisco ‘maga’. Sì, esistono sistemi per restituire giovinezza a vostro padre, ma non credo siate interessate…»

«Oh, sì, invece!» esclamarono le ragazze, che volevano molto bene al padre.

Medea ricorse allora a un trucco raccapricciante. Mentre le ragazze guardavano a bocca aperta, prese un vecchio ariete, gli tagliò la gola, lo fece a pezzetti e lo gettò in un grande paiolo. Poi sparse nel pentolone delle erbe magiche e fece dei gesti solenni sopra l’acqua che bolliva. All’improvviso si udì un belato: un agnellino balzò fuori, vivo, dal calderone e scappò via saltellando.199

Le ragazze, sempre più meravigliate, batterono le mani.

«Ecco qui» disse Medea, dando loro un mazzetto di erbe. «Ora provateci. Non dimenticate di muovere le mani esattamente così». E ripeté i mistici gesti che aveva compiuto sopra il crogiolo.

Le sorelle corsero nella camera dove il padre Pelia stava facendo il pisolino pomeridiano e, con strilli di gioia ed eccitazione, gli tagliarono la gola e lo fecero a pezzi. Trasportarono poi i pezzi



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